Un governo cade quando non ha più la fiducia del Parlamento o quando il Presidente del Consiglio si dimette. In entrambi i casi, si apre una crisi di governo che può avere diverse soluzioni: la formazione di un nuovo esecutivo con la stessa maggioranza o con una diversa coalizione, il ritorno alle urne o l’incarico a una personalità di alto profilo. In questo articolo vedremo cosa succede quando cade un governo in Italia e quali sono le possibili conseguenze politiche e istituzionali.
Il ruolo del Presidente della Repubblica
Quando cade il governo, il primo a intervenire è il Presidente della Repubblica, che ha il compito di gestire la crisi e trovare una soluzione conforme alla Costituzione. Il Capo dello Stato può accettare le dimissioni del Premier o chiedergli di rimanere in carica per affrontare questioni urgenti. Inoltre, può consultare i leader dei partiti politici e i presidenti delle Camere per verificare se esiste una maggioranza alternativa o se è necessario sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.
Il governo uscente
La caduta del governo non significa che tutti i ministri debbano abbandonare immediatamente la propria posizione. Essi restano in carica fino alla formazione del nuovo governo o alle elezioni. Tuttavia, durante questo periodo transitorio il governo uscente può compiere solamente atti di ordinaria amministrazione, cioè quelli necessari per garantire il funzionamento delle pubbliche funzioni e dei servizi essenziali. Il governo uscente non può invece assumere impegni politici rilevanti o adottare provvedimenti legislativi.
Le possibili soluzioni
Se il Presidente della Repubblica ritiene che ci siano le condizioni per formare un nuovo governo con la stessa maggioranza o con una diversa coalizione, può conferire l’incarico al leader del partito più votato o a una personalità di fiducia. Il nuovo incaricato deve poi presentare la lista dei ministri al Capo dello Stato e ottenere la fiducia delle Camere con un voto parlamentare.
Se invece non c’è nessuna maggioranza possibile o se le forze politiche chiedono il ritorno al voto, il Presidente della Repubblica può sciogliere le Camere e indire nuove elezioni entro 70 giorni dalla data dello scioglimento. In questo caso, il governo uscente resta in carica fino all’insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo esecutivo.
In alcune situazioni eccezionali, come nel caso di gravi crisi economiche o sociali, il Presidente della Repubblica può affidare l’incarico a una personalità di alto profilo istituzionale o tecnico-scientifico, che abbia competenze specifiche e autorevolezza per affrontare le emergenze nazionali. Questa figura deve comunque ottenere la fiducia delle Camere e governare con il sostegno dei partiti politici.
Considerazione sui governi passati
La caduta di un governo è un evento che comporta diverse conseguenze politiche e istituzionali. Il ruolo del Presidente della Repubblica è fondamentale per gestire la crisi e trovare una soluzione conforme alla Costituzione. Le possibili soluzioni sono: la formazione di un nuovo esecutivo con la stessa maggioranza o con una diversa coalizione; lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni; l’incarico a una personalità di alto profilo istituzionale o tecnico-scientifico.
Un dato interessante da aggiungere è che dal 1946 a oggi in Italia si sono succeduti 68 governi, guidati da 30 presidenti del Consiglio. La media di durata dei governi della Repubblica è stata di 14 mesi (414 giorni), con il record negativo di Amintore Fanfani che nel 1987 rimase in carica solo per 9 giorni3 e il record positivo di Silvio Berlusconi che nel suo quarto governo durò quasi quattro anni (1430 giorni)3. Il partito che ha guidato più governi è stata la Democrazia Cristiana, con 38 esecutivi tra il 1946 e il 1994.
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